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FINO A PROVA CONTRARIA – GIANCARLO CAPOZZOLI

Roma. Guerra in Ucraina e ripercussioni sull’Area MENA. Una intervista alla professoressa Quadarella Sanfelice di Monteforte

Intervista a Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte

GC: Gentile Professoressa, sono settimane ormai di guerra in Ucraina.  Mi chiedevo, e mi rivolgo a Lei in qualità di Direttore del think tank “Mediterranean Insecurity”, se pensa che ci possano essere delle ripercussioni anche per i Paesi del Medio Oriente?
LQS: Si, ci saranno, purtroppo, e saranno anche molto pesanti. Ho parlato con numerosi amici che vivono in Medio Oriente e le prime cose che mi hanno detto sono state di due tipi: sul piano economico, i prezzi di molti beni stanno crescendo vertiginosamente; sul piano politico e sociale, temono che cambiamenti dei delicati equilibri mondiali possano avere negative conseguenze.
GC: Parliamo dell’ aumento dei prezzi così  come sta avvenendo da noi, in Occidente?
LSQ: No, il fenomeno è diverso ed estremamente preoccupante per la stabilità sociale di molti Paesi. Dobbiamo considerare che nei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa il consumo di pane è estremamente elevato, per ragioni culturali ed economiche (avviene in tutti i Paesi poveri), tanto che viene spesso venduto a prezzo calmierato, grazie ai contributi dei governi, e la maggior parte del grano arriva proprio da Ucraina e Russia. La guerra sta determinando un forte aumento dei prezzi, che presto potrebbe diventare vertiginoso, provocando proteste popolari già viste numerose volte proprio in occasione dell’aumento del prezzo del pane.
GC: I governi stanno provando a contenere il fenomeno? E in che modo?
LQS: Si, certo, molti governi stanno cercando di prevenire il peggio facendo scorte di grano, ma non è così facile reperirlo sul mercato. La richiesta mondiale è in aumento proprio a causa della guerra russo-ucraina, le scorte saranno pertanto limitate e i governi dovranno acquistare il grano ad un prezzo piuttosto elevato. Ne consegue che il prezzo del pane aumenterà molto in ogni caso e, se la guerra non terminerà a breve, tra pochi mesi le scorte finiranno.
GC: Chi ci rimetterà maggiormente e chi approfitterà della situazione?
LQS: Purtroppo, a rimetterci saranno sempre le fasce più deboli della popolazione, e sappiamo che ci sono Paesi, come lo Yemen, ove già allo stato attuale la maggior parte della popolazione è a rischio denutrizione.
Quanto alla seconda domanda, ad approfittarne saranno soprattutto tutti quelli che hanno interesse a che la situazione dell’Area MENA sia instabile, compresi i gruppi jihadisti.
GC: Lei è Professoressa di Politiche di contrasto al terrorismo: pensa quindi che i gruppi jihadisti potrebbero approfittare della guerra russo-ucraina.
LQS: Certamente. Sono consapevoli del fatto che ogni cambiamento del sistema di potere che governa il delicato equilibrio della Comunità internazionale non può che giocare in favore di chi mira a stravolgere l’attuale assetto. Loro sono molto abili e lo abbiamo visto in ogni occasione in cui si è prospettata la possibilità: il conflitto russo-ucraino potrebbe ridisegnare i rapporti di forza su cui si basa l’attuale Comunità internazionale e questa, per le leadership dei gruppi jihadisti, è un’occasione da non perdere, come lo è stato la pandemia di COVID-19. Così come le organizzazioni terroriste hanno lavorato intensamente affinché la pandemia si trasformasse nel lungo periodo in un’opportunità per sovvertire l’ordine mondiale in vista della ricostituzione di quel Califfato cui mirano, oggi il conflitto tra Russia e Ucraina, con i Paesi NATO e dell’Unione Europea chiaramente schierati in favore della seconda, potrebbe rappresentare per loro una possibile opportunità. Si prospettano cambiamenti, con un possibile indebolimento di alcune grandi potenze, e loro non possono che beneficiarne.
GC: Cosa è successo due anni fa allo scoppio della pandemia? Lei ha dedicato uno studio su tale argomento, pubblicato poi nel libro “Il mondo dopo il COVID-19. Conseguenze geopolitiche e strategiche. Posture dei gruppi jihadisti e dell’estremismo violento”, scritto con l’Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte.
LSQ: Si, infatti, e oggi come allora mio marito sta analizzando le conseguenze geopolitiche e strategiche della guerra russo-ucraina ed io i comportamenti dei gruppi jihadisti. Ricordiamo che fin dal marzo 2020, davanti alla diffusione del virus e alle misure statali adottate per contenerla, Al Qaeda e l’Islamic State hanno lavorato per sfruttare al meglio la situazione, volgendo in proprio favore il disagio sociale ed economico che il virus e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione hanno provocato, sia in Occidente che in Aree rurali dell’Africa e dell’Asia, ove si sono talvolta mostrati agli occhi delle popolazioni locali più capaci di fornire servizi rispetto ai governi, la cui impreparazione davanti alla diffusione del virus rendeva impossibili.
GC: In queste settimane invece cosa sta avvenendo? In che senso i gruppi jihadisti trarranno beneficio dall’attuale conflitto?
LSQ: Dobbiamo considerare che più la guerra sarà lunga più Americani, Russi e Europei saranno distratti dagli affari mediorientali e dalla c.d. lotta al terrorismo jihadista. Ferma è inoltre per tali gruppi la convinzione che la guerra e le sanzioni portino ad un indebolimento dell’Occidente, e in primis della Russia, che essi considerano facente parte dell’Occidente, intendendo con tale espressione probabilmente più il “mondo cristiano”, o usando le loro espressioni “crociato”, che l’Occidente come noi lo consideriamo. La distruzione economica della Russia sarebbe, secondo quanto si legge, la giusta “punizione divina” verso un Paese che tante sofferenze ha provocato ai musulmani.
GC: È soprattutto la Russia il paese oggetto del loro odio?
LSQ: Sicuramente la Russia è ritenuta responsabile di tante sofferenze contro la Ummah, la Comunità di fedeli musulmani, a partire dall’Afghanistan, passando per la Cecenia e arrivando alla Siria, solo per citare alcuni dei passaggi per loro più sanguinosi. Ma certo non amano né l’Occidente né gli ucraini. È questa una guerra fratricida, in cui, secondo loro, “nemici crociati” si stanno uccidendo tra loro.
GC: Potremmo dire che, quindi, non hanno simpatie per nessuno degli attori in gioco?
LSQ: Simpatie ne hanno, e sono sicuramente per gli ucraini, che stanno soffrendo per mano dell’invasione russa quello che tante volte hanno sofferto i civili musulmani, ma non dimenticano che gli ucraini appoggiarono nel 2003 l’intervento statunitense in Iraq. Dobbiamo comunque distinguere tra i comunicati ufficiali dei gruppi jihadisti e cosa possiamo leggere nelle chat dei loro simpatizzanti.
GC: Ha detto comunicati ufficiali. In che senso? Ce ne sono stati?
LQS: Non ci sono stati ancora comunicati delle leadership, ma comunque interventi ufficiali sono stati pubblicati online sin dai primi giorni della guerra. Il gruppo fondato da bin Laden, sempre saggio e lungimirante, non ha ancora ufficialmente parlato, anche se lo hanno fatto alcuni suoi ideologi. Al Qaeda probabilmente aspetterà un po’ per dare una risposta pacata e ragionata anche alla luce dell’evolversi della situazione.
In linea con il suo solito impulsivo comportamento, l’Islamic State si è invece immediatamente espresso, attraverso il settimanale Al Naba, già utilizzato in passato per dare commenti anche per situazioni che nulla avevano a che fare con l’organizzazione terrorista. Nell’editoriale di Al Naba della prima settimana di marzo chiare sono state le prese di posizione del gruppo sui principali aspetti della vicenda.
GC: Cosa ha invece detto l’Islamic State in merito alla guerra in Ucraina?
LQS: Innanzitutto, ha condannato fermamente i guerriglieri ceceni schierati al fianco delle Forze Armate russe, così come verso chiunque osi parlare di jihad in questo caso, perché è una guerra tra crociati: è una “Crusader-Crusader War” e per il settimanale del gruppo fondato da Al Baghdadi i musulmani non debbono intervenire né schierarsi. Con queste affermazioni il settimanale sembra discostarsi da quanto affermato dai suoi simpatizzanti in numerose chat non ufficiali: è ad essi, troppo filo-ucraini, che si rivolge, ricordando che è una guerra tra nemici e per quanto si possa avere pena verso i civili ucraini si deve aspettare e assistere al loro scontro fratricida, magari sperando che ad avere la peggio sia la Russia, ma nulla di più. E’ imperativo non intervenire, neanche in favore degli ucraini.
GC: Cosa altro sostiene Al Naba in merito alla guerra e alle parti direttamente o indirettamente coinvolte?
LQS: L’editoriale contiene una critica aperta e frontale al comportamento ipocrita dell’Occidente, che userebbe un doppio standard, tanto per i profughi quanto per i combattenti, a seconda che siano cristiani o musulmani.
Secondo l’Occidente, criticano i jihadisti parlando di “razzismo”, un profugo ucraino deve essere accolto e le frontiere per lui si aprono immediatamente e incondizionatamente, mentre le donne e i bambini musulmani, provengano dal Medio Oriente, dall’Africa o dall’Asia, vengono respinti senza pietà. Analogamente, un ingiustificato doppio standard sarebbe applicato dai Paesi occidentali per i combattenti stranieri: quelli che vanno ad aiutare una popolazione musulmana sono considerati foreign terrorist fighters e processati come terroristi per il solo fatto di aver difeso il popolo e la terra musulmana, mentre chi va a difendere l’Ucraina è considerato un eroe, un combattente per la libertà.
GC: In conclusione quindi,  al di là dell’aumento dei prezzi del pane e delle posizioni dei gruppi jihadisti, possiamo prevedere che ci saranno altre ripercussioni sui Paesi dell’Area MENA?
LQS: Si, e non in positivo. Dobbiamo, infatti, da un lato considerare come l’attenzione di russi e occidentali stia facendo spostare uomini e mezzi, lasciando i Paesi MENA molto più esposti alle attività di gruppi jihadisti e criminali; dall’altro, un enorme quantitativo di armi sta girando in modo più o meno controllato e una parte di esse potrebbe finire nelle mani sbagliate.
Tutti questi discorsi non ci fanno sicuramente ben sperare per la stabilità dell’Area.